Il bersaglio delle statine é rappresentato dalla sintesi di colesterolo a livello epatico. Non meraviglia, quindi, che in corso di trattamento con questi farmaci si possa riscontrare un aumento delle transaminasi.

Nella maggior parte dei casi si tratta di un aumento modesto ed asintomatico che regredisce riducendo la posologia della statina senza doverla sospendere del tutto.

Le linee guida consigliano di proseguire la terapia monitorando il valore delle transaminasi e di prendere in considerazione la sospensione del farmaco solo se l’aumento supera di oltre 3 volte i valori normali.

Diversa é la situazione in cui la necessità di prescrivere una statina, in relazione ad un profilo cardiovascolare elevato, emerge in un paziente con una epatopatia pre-esistente.

Vi é unanime consenso sul fatto che la somministrazione delle statine debba essere evitata in corso di epatopatia acuta (ad esempio epatite virale acuta, epatite alcolica).

Nelle epatopatie croniche, ed in particolare nella epatite cronica HCV correlata, le statine non sono generalmente controindicate, anzi, vi sono evidenze relative alla possibilità che possano favorire l’eliminazione del virus e ridurre l’incidenza di epatocarcinoma, In questi casi gli esperti consigliano di monitorare più frequentemente ALT/AST (ogni mese per i primi 3 mesi e ogni 3 mesi successivamente) e di interrompere la terapia solo se ALT/AST aumentano più di due volte rispetto ai valori basali. Dopo il ritorno ai valori pre-trattamento si suggerisce di provare con un’altra statina per verificare se il paziente é realmente intollerante.

Nei pazienti con steatosi epatica non alcolica (NAFLD) il trattamento con statine non solo non é controindicato ma é generalmente molto utile. La NAFLD, infatti, é espressione di uno stato metabolico che correla con un aumentato rischio cardiovascolare. Questi pazienti generalmente hanno valori elevati di trigliceridi, bassi livelli di HDL-c e presentano lipoproteine particolarmente aterogene. Nei pazienti con NAFLD le statine, oltre a ridurre molto efficacemente il rischio cardiovascolare, possono determinare una riduzione del livello di transaminasi e migliorare il quadro ecografico.

In conclusione, nella maggior parte dei casi in cui é indicata, la terapia con statine può essere continuata anche se si associa ad un aumento moderato dei valori di transaminasi. Bisogna infatti considerare che l’incidenza di epatopatia grave correlabile all’uso di statine é un evento molto raro (un caso su un milione di pazienti trattati) mentre i benefici nei pazienti con rischio cardiovascolare elevato sono molto consistenti, quantificabile in una riduzione di circa 1/3 degli eventi cardiovascolari.

Statin intolerance – an attempt at a unifed definition. Position paper from an International Lipid Expert Panel. Arch Med Sci 2015; 11, 1: 1–23